C’era il mondo in Piazza San Pietro, il 30 settembre scorso all’alba di un nuovo tramonto: giovani, leader e delegati di diverse Chiese e comunioni cristiane, membri del Sinodo, realtà ecclesiali, associazioni, movimenti. Tutti si sono uniti in preghiera durante la grande Veglia Ecumenica, organizzata dalla Comunità di Taizè, per rinnovare il loro impegno verso l’unità e la pace, per esprimere gratitudine per il dono reciproco e per quello della creazione.
Questo Raduno del Popolo di Dio, intitolato Together, è stato caratterizzato da canti, musica e parole in diverse lingue e momenti di profondo silenzio, il linguaggio universale. L’occasione è stata la vigilia dei lavori della prima sessione della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, che aveva come tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”.
Papa Francesco, nel suo commovente discorso alla chiusura della Veglia Ecumenica, ha reso ancora più significativa la missione dei credenti di ogni fede, richiamando l’immagine della comunità cristiana delle origini nel giorno di Pentecoste. “Come un unico gregge, amato e radunato da un solo Pastore, Gesù. Come la grande folla dell’Apocalisse siamo qui, fratelli e sorelle «di ogni nazione, tribù, popolo e lingua” (Ap 7,9). Ha sottolineato l’importanza vitale del silenzio nella vita di ogni credente, nella Chiesa e nel percorso di unità dei cristiani, come mezzo per ascoltare la voce del Padre, rispondendo alla chiamata di Gesù e percepire il gemito dello Spirito.
La preghiera silenziosa è stata descritta come una sfida a confrontarci con Dio e con noi stessi in un mondo sempre più rumoroso. La preghiera comunitaria è stata riconosciuta come fondamentale per l’unità dei cristiani, in grado di purificarci e superare le differenze. Inoltre, la preghiera rivolta allo Spirito Santo favorisce la comunicazione fraterna, creando le condizioni necessarie per la sinodalità.
Papa Francesco ha anche fornito ulteriori indicazioni per il proseguimento del cammino sinodale, che ha raggiunto la Fase Sapienziale del discernimento. Il giorno successivo, i referenti diocesani del Sinodo prevenienti da tutta Italia si sono riuniti per riflettere sul percorso compiuto e prepararsi per il futuro. Questa missione è stata vista come l’opera dello Spirito Santo, che guiderà il proseguimento del cammino di ogni diocesi, invitando alla pratica delle conversazioni spirituali in ogni contesto e con ogni persona, in un clima di preghiera sotto la guida dello Spirito. La custodia dell’interiorità emersa da queste conversazioni avverrà attraverso il silenzio, la preghiera e l’incontro, aprendosi agli altri e a Dio, e rappresenta la chiave per superare l’egoismo e crescere nella comunione (cfr. Papa Francesco).
Annamaria Salvemini